Pentidattilo (conosciuta anche come Pentedattilo), comune autonomo fino al 1811, è oggi una frazione del comune di Melito Porto Salvo, piccolo centro della provincia reggina: la perdita dello status autonomo è legata agli ingenti flussi migratori che spinsero la popolazione di Pentidattilo a rifugiarsi nella vicina Melito Porto Salvo dopo il grave terremoto del 1783.
Il nome della località è strettamente collegato alla particolare forma della rupe sulla quale sorge questo piccolo borgo e che ricorda una mano ciclopica con cinque dita (pente + daktylos = cinque dita). E’ collegato a Reggio Calabria dalla statale Jonica 104 e si trova sul versante ionico della regione, a poco più di 250 metri sul livello del mare. Sorto come colonia calcidese intorno al 640 a. C., questo caratteristico borgo ha rivestito una notevole importanza strategico – economica durante il periodo romano; l’epoca bizantina fu contrassegnata da un lento ma graduale declino a causa soprattutto delle scorribande saracene e dei saccheggi perpetrati dalle truppe fedeli al duca di Calabria. Verso la fine del XVI secolo, il feudo che era stato creato dalla famiglia Francoperta, nel frattempo caduta in disgrazia e sull’orlo della bancarotta, fu venduto alla famiglia degli Alberti che ne acquisì così il controllo insieme al titolo di marchesi. Proprio la famiglia degli Alberti si renderà protagonista, insieme a quella degli Abanevoli, di un misfatto: tra il 1685 e il 1686 le due casate, già protagoniste di un’aspra rivalità, inscenarono una vera e propria faida legata a motivi passionali. Su questa vicenda sono state ricamate tante leggende e alcune di esse sono contenute anche nel romanzo La tragedia di Pentidattilo di Andrea Cantadori; molti di questi racconti potreste sentirli da uno dei tanti anziani che raramente si aggira per il paesino e che sarà sicuramente felice di intrattenervi con le sue storie.
Il vecchio borgo di Pentidattilo, a causa di una nuova ondata migratoria verificatasi durante il ventennio successivo alla fine della seconda guerra mondiale, è in gran parte abbandonato e le case, molte delle quali hanno ancora i vecchi tetti a coppa, sono state danneggiate dall’incuria e dallo scorrere del tempo. Negli ultimi tempi, però, diversi giovani e artigiani hanno ripreso possesso dei locali abbandonati, molti dei quali dispongono ancora delle vecchie cucine a legna, adibendoli a botteghe di vario tipo per ripristinare le antiche tradizioni locali.
Nel caso in cui vorreste fare una passeggiata per le stradine arroccate non potrete non fare i conti con un senso di tranquillità e pace davvero rilassante che a tratti si tramuta quasi in struggente solitudine. Aggirandovi per questo borgo vi imbatterete nel campanile maiolicato della chiesa dei SS. Apostoli Pietro e Paolo.
Del vecchio castello, un tempo quasi inespugnabile e situato proprio tra due delle dita che compongono la roccia, ora non restano che pochi ruderi. Ideale per un’escursione rilassante, non molto impegnativa dal punto di vista del tempo che richiede, Pentidattilo vi darà subito la sensazione di essere tornati indietro nel tempo, di star passeggiando per vie e strade che, forse, avrete potuto ammirare solo nelle pellicole cinematografiche in bianco e nero di qualche decennio fa e che lasciavano trasparire la pacatezza e la genuinità di questi posti. A testimonianza di ciò, le parole di Robert Barton Englund, famoso regista statunitense impegnato nella ricerca delle location per il film The Vij nel 2007 furono emblematiche: “Personalmente ho tratto grandissima ispirazione da due paesini della provincia di Reggio Calabria: Pentidattilo e Bova. Quando li ho scoperti ho pensato che fossero set da milioni di dollari preparati per noi da Peter Jackson!”
Dal punto di vista culturale, Pentidattilo è centro del festival itinerante Paleariza, una kermesse riservata alla cultura grecanica. Sul finire dell’estate, è la sede del Pentidattilo Film Festival, una manifestazione a carattere internazionale riservata ai cortometraggi.